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- Canterò alla Scala - disse Simmons. - Devo cantar la Tosca in ottobre. - Ci andremo, vero Mac? - domandò Ettore al viceconsole. - Avrà bisogno di qualcuno come guardia del corpo. - - Forse ci vorrà tutto l'esercito americano - disse il viceconsole. - Prendi un altro bicchierino, Simmons? E tu Saunders? - - Come no - disse Saunders. - Ho sentito che avrai la medaglia d'argento - mi disse Ettore. - Cosa hai fatto di bello? - - Non lo so. Non so nemmeno che devo averla. - - Ma sì che l'avrai. E sarà allora, mio caro, che quelle del Cova ti troveranno grande! Tutti diranno che hai ammazzato nemici a centinaia, conquistata una trincea per tuo conto. Ah, credi a me, io me le sono sudate le mie medaglie! - - Quante ne hai Ettore? - domandò il viceconsole. - Tutte - rispose Simmons. - E' lui che tiene su la guerra. - - Ho avuto due volte la medaglia di bronzo e tre quella d'argento - disse Ettore. - Ma poi me ne han data una sola. - - E le altre? - domandò Simmons. - L'azione era andata male - rispose Ettore. - Quando succede così ritirano le medaglie. - - Quante volte sei stato ferito, Ettore? - - Tre ferite gravi. Porto tre nastrini. Li vedi? - Girò la manica. I nastrini d'argento erano cuciti a righe parallele, sul fondo nero, venti centimetri sotto la spalla. - Uno l'avrai anche tu - mi disse. - Ah, credimi, è una gran soddisfazione portarli. Preferisco questi alle medaglie. Credimi ragazzo mio, quando se ne ha tre vuol dire che si è fatto sul serio. Tu ne avrai solo uno ma con tre mesi d'ospedale. - - Dove sei ferito Ettore? - domandò il viceconsole. Ettore arrotolò la manica. - Qui. - Mostrò una profonda cicatrice rossa. - E qui sulla gamba. Questa non posso farvela vedere, ho le fasce. E poi al piede. C'è un ossicino morto, nel piede, che ancora puzza. Tutte le mattine esce roba. E non vuol smettere di puzzare. - - Come ti hanno ferito? - domandò Simmons. - Con una bomba a mano. Uno di quegli schiacciapatate. Mi portò via netto una parte del piede. Li conosci, no, quegli schiacciapatate? - mi domandò. - Sì, li conosco. - - Vidi quella carogna tirarmelo - continuò Ettore, - mi scaraventò a terra ed ero certo d'essere morto, ma quei fottuti schiacciapatate non han niente dentro. E il mio uomo l'ammazzai con una fucilata. Porto sempre il fucile; così non capiscono che sono un ufficiale. - - E che tipo era la carogna? - domandò Simmons. - Aveva soltanto quella bomba - disse Ettore, - chissà perchè l'ha tirata. Forse aveva una voglia matta di tirare una bomba, forse era il primo combattimento che vedeva. Ma l'ammazzai proprio bene, quella carogna! - - E che faccia ha fatto? - domandò Simmons. - Diavolo. Come vuoi che lo sappia? - rispose Ettore. - Gli ho tirato nella pancia. Mirando alla testa avevo paura di sbagliarlo. - - Sei ufficiale da molto tempo Ettore? - gli domandai. - Due anni. Ora devo passar capitano. E tu da quanto sei tenente? - - Tre anni fra poco. - - Non ti promuovono perchè non sai abbastanza l'italiano - disse. - Sai parlare, ma non leggere e scrivere come si deve. Bisogna aver studiato per diventare capitano. Perchè non vai con gli americani? - - Forse lo farò - risposi. - Prego Dio di poter fare altrettanto. Porco diavolo, Mac, quanto piglia un capitano degli Stati Uniti? - - Di preciso non lo so. Su per giù duecentocinquanta dollari, credo. - - Quante cose farei, Cristo, con duecentocinquanta dollari. E' meglio che ti sbrighi ad andare con gli americani, Fred. Guarda se fai venire anche me. - Vedremo. - - In italiano so comandare la compagnia. Imparerei presto in inglese. - - Dovrebbero farti generale - disse Simmons. - No, non ne so abbastanza per esser generale. Un generale deve sapere un mucchio di roba. Voi altri, ragazzi, credete che si faccia come niente la guerra; ma non avete neanche un cervello da caporali. - - Grazie a Dio io non c'entro con la guerra - disse Simmons. - C'entrerai quando vi richiameranno tutti voi imboscati. Mi piacerebbe, caro mio, avere te ed Edoardo nel mio plotone. E anche Mac. Ti farei mio attendente, Mac. - - Sei un tipo in gamba Ettore - disse Mac. - Ma ho paura che sei un po' militarista. - - Prima che finisca voglio diventar colonnello - disse Ettore. - Se non ti accoppano prima. - - No che non mi accoppano. - Col pollice e l'indice si toccò le stellette. - Vedi? Contro la morte. - - Andiamo Sim - disse Saunders. - Andiamo. - - Arrivederci - dissi. - Anch'io devo andare. - All'orologio del bar mancava un quarto alle sei. - Ciao Ettore. - - Ciao Fred - disse Ettore. - Sono proprio contento che ti diano la medaglia d'argento. - - Nessuno m'ha detto che l'avrò. - - L'avrai, l'avrai di certo, Fred. So che devono dartela. - - Bene. Ciao - risposi. - Non ti mettere nei pasticci Ettore. - - Niente paura. Io non bevo, non perdo il mio tempo. Non sono nè un ubriacone nè uno che va al casino. So quel che faccio. - - Arrivederci - dissi. - Sono contento che ti fanno capitano. - - Non aspetterò loro. Mi farò capitano da me per merito di guerra. Senti bene. Tre stellette con le spade incrociate, e sopra una corona. Ecco quel che mi piace. -
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